Regia: Carlo Verdone
Anno: 1980
Esordio alla regia per il giovanissimo Carlo Verdone. Se vogliamo anche come attore nel suo primissimo lungometraggio che vede come estremo fautore il grande Sergio Leone (che non ha certo bisogno di presentazioni e di cui citiamo uno dei film più importanti come C’era una volta in America, del 1984).
Esilarante anche la vicenda secondo cui l’idea fosse stata inizializzata o fantasticamente ragionata. Vicenda più spesso raccontata dallo stesso Verdone in numerosi talk show di ieri e di oggi e secondo la quale il Leone di turno accolse l’allora solo giovane comico con una frase davvero spericolata:
” …pronto, so Sergio Leone…aho’ tu me fai ride! Voglio fare un film con te”
Carlo Verdone la ricorda spesso con estrema enfasi, segno inconfondibile di quanto profondamente ritenga Sergio Leone come vero grande responsabile della sua eccezionale carriera cinematografica.
Un sacco bello, che oltretutto vede come sceneggiatori Piero De bernardi e Leonardo Benvenuti, è l’apoteosi della gag all’italiana. Tre storie che si intrecciano e che definiscono l’Italia fine anni ’70 concentrandosi preferibilmente e catastroficamente sulla capitale romana. E vediamo un superficialissimo bullo cercare di intraprendere un viaggio verso la Polonia, meta di notevoli conquiste carnali; un giovane hippie (comunemente figlio dei fiori) letteralmente catturato dal padre e trascinato in un inutile consiglio familiare nella casa che aveva abbandonato ormai da anni; e poi ovviamente Mimmo, l’eterno bambinone che si invaghisce di una ragazza spagnola interpretata, fra le altre cose, da Veronica Miriel (Una moglie, due amici, quattro amanti di Massimo Tarantini, del 1980).
Il tutto concentrato nel più classico ferragosto romano. Verdone, possiamo dirlo, è quasi l’unico protagonista del film. Lo si vede recitare le parti dei tre personaggi principali ed è davvero eccezionale nello stile e nel dinamismo che dimostra interpretando effettivamente caratteri molto differenti tra loro. È il Verdone degli inizi, quello che si presentava in RAI con le sue tante gag e che per la prima volta calca le regole (diverse) del cinema.
Il risultato? Davvero ottimo e si nota il tocco del grande regista, come fu Sergio Leone, soprattutto nei collegamenti esterni e nei passaggi di scena da un carattere all’altro. Anche il resto del cast si presenta eccezionalmente mantenendo i ruoli e dimostrando notevole bravura artistica. Su tutti il Mario Brega stile Verdone, quello che poi vedremo in altri suoi film come Bianco, rosso e verdone( 1981) e Borotalco, (1982) e che, cadendo molto spesso nel volgare trash, dona alla sceneggiatura il tocco di romanità essenziale e intraprendente netto a definirla.
Un film leggero che non presenta intoppi, che prosegue la sua marcia con una certa costanza fluida e che risulta poi effettivamente gradevole e scorrevole. Eterno ed assolutamente per tutte le età.
Da evidenziare La colonna sonora, le cui note hanno rappresentato fino ad oggi un vero e proprio Cult musicale, accompagnano ogni scena distribuendo le immagini e accarezzando agevolmente i cambi scena. Anche qui Leone curò la grande importanza, affidando la responsabilità ad un certo Ennio Morricone, che di certo non delude presentando la vera semplicità musicale necessaria a caratterizzare i personaggi evidenziati.
Un bel film assolutamente da vedere o rivedere, per ridere e riscoprire un Verdone che non siamo più abituati ad ammirare rivisitando anche quei bei tempi romani ormai andati e mai più dimenticati.