The Girl

Regia: Julian Jarrold
Anno: 2012

 

Alfred Hitchcock, maestro della Suspence. Film, serie tv, classe, rivoluzione delle convenzioni cinematografiche. Tutte le associazioni d’idee che saltano in mente alla sua evocazione sono comuni a qualsiasi cinefilo.
Ma per quanto morboso possa diventare l’interesse nei confronti del Rotondo dei Thriller da parte di un appassionato, il Maestro è destinato a rimanere tanto misterioso quanto i suoi capolavori.
Sottoposto ad analisi psicologica in occasione dell’efferato Psycho (per colpa dei maliziosi che vedevano in lui il vero Norman Bates), il Regista ammise unicamente di possedere dei capricci d’archetipo; nella fattispecie, la passione per il grottesco e le bionde.
Nulla di diverso da ciò che si poteva già comprendere osservando la sua filmografia.

 

The Girl sembra ritentare un’analisi simile per, quasi, gli stessi motivi, tralasciando però l’essenziale presenza di un paziente nel lettino.
Il biopic, tratto dal libro Spellbound By Beauty: Alfred Hitchcock And His Leading Ladies di Donald Spato e diretto da Julian Jarrold (Ritorno a Brideshead,  2008;  Kinky Boots,  2005), si propone di esaminare il rapporto tra il Maestro e Tippi Hedren, bionda de Gli Uccelli e Marnie, dipingendolo a tratti come una love story a senso unico, simile a quella tra un leone e una gazzella.
La storia è conosciuta. Alfred (Toby Jones;  The Mist,  2007;  Infamous – Una Pessima Reputazione,  2005) e la moglie Alma (Imelda Staunton,  Il Segreto di Vera Drake, 2002;  Harry Potter e L’Ordine Della Fenice,  2007) rimangono ammaliati dal sorriso di una giovane donna, protagonista di uno spot per bevande dietetiche, Tippi Hedren (Sienna Miller;  Casanova,  2005;  Factory Girl,  2006).
Dopo i primi colloqui, la ragazza viene scelta dalla coppia per interpretare Melanie Daniels ne Gli Uccelli, ma presto si rende conto che l’occhio del regista potrebbe spingersi oltre la semplice direzione.

Per quanto l’ossessione non sia un argomento di recente invenzione filmica, The Girl spinge fin da subito per presentarsi come una sequela di eventi reali, semplicemente riposizionati in pellicola.

La sceneggiatura di Gwyneth Hughes, finora posizionata in sceneggiati TV, non prende tempo nel rivelarsi. Sapete chi è Hitchcock, andiamo pure avanti, mentre Jarrould saccheggia con debolezza un’imitazione hitchcockiana, e non si preoccupa nemmeno di raggiungere certe vette di dettaglio almeno nella ricostruzione di riprese storiche e molto ben conosciute.
Osserviamo piccolissime scene di vita quotidiana con la sua Signora H., la quale ottiene la peggior rappresentazione su schermo nonostante la brava Imelda, e via con Tippi, e i pessimi titoli di testa da commedia burlona e spensierata.
La nuova bionda è bella, promettente, solare; si muove con garbo in un provino al limite della decenza con Martin Balsam, l’Arbogast del precedente Psycho, e osserva con finta professionalità il mondo che le si sta formando davanti.
Hitchcock, invece, sembra ammiccare, negli sguardi, ai famelici corvi assassini della sua nuova pellicola. Cammina per il set, sputando orribili filastrocche sporche e sembra mancare totalmente di umorismo, esplodendo in una dose di crudeltà e impotenza davanti al rifiuto della sua Musa all’ennesima proposta sessuale.

 

Il film della HBO/BBC2 è così: un continuo filo di ricatti e rifiuti, attacchi psicologici alla Hedren e attacchi offensivi a Hitchcock.
Alla fine, tutto si svolge come programma; lei se ne va, lui continua la sua filmografia.
È tutto un loop, un ripetersi incongruo di comportamenti ed eventi; lui la molesta, lei si oppone, lui si vendica, lei crolla, tornando poi sul set qualche giorno dopo, finché, non si stanca.
La struttura non si preoccupa di disporsi adeguatamente, e la trama non viene sfruttata nemmeno come spunto per discorsi più complessi della semplice ricreazione, come puntate televisive appiccicate insieme, senza l’ombra di un filo conduttore.

 

Il risultato sembra più un film scandalo, un prodotto destinato ai cultori di un gossip hollywoodiano di bassa qualità, che definisce fin da subito e con pochissimo tatto chi è il predatore e chi la preda.
Hitchcock, per primo, riceve un trattamento inglorioso. Almeno sette scene sono incentrate su dialoghi di quanto poco attraente fosse, di quanto bevesse, quanto mangiasse, quanto assomigliasse a un rospo corrotto dal potere, mentre Hedren, non solo è pura, ma è anche una bravissima attrice che meritava decisamente di più.
Un castello di carte melmoso, che non riesce nemmeno a coprire le contraddizioni del materiale originale, il libro di Spoto.

 

Spellbound By Beauty è di fatto riconosciuto come uno dei peggiori libri biografici sul Maestro.
Gli eventi sono stati distorti, alcuni inventati di sana pianta, e le uniche testimonianze accreditate sono quelle della Hedren reale, un’attrice di serie B che, nonostante la fama trovata dopo tutti questi battibecchi, ancora si fa vedere in scemenze ridicole come il sequel apocrifo de Gli Uccelli o in piccole produzioni come Le Strane Coincidenze Della Vita.

 

Sì, Hitchcock sicuramente aveva del rancore nei suoi confronti dopo i forfait Grace Kelly/Vera Miles, e un senso dell’umorismo distorto ed ermetico, ma arrivare a dire che desiderasse la distruzione fisica e psicologica dell’attrice, certamente, è indice di voler gridare al lupo con un po’ troppa veemenza. E perché, secondo il film, era così ossessionato da Tippi? Perché la ragazza ambiva così tanto al successo? Quali motivi possono essere ricercati per definire simili personalità, nonostante le loro radici reali?
Domande che la nostra pomposa sceneggiatrice semplicemente ignora. È la realtà, che volete?
Attingendo a fonti non garantite e riducendo Hitchcock a un mostriciattolo capriccioso ed erotomane, dominatore dell’insignifcante moglie Alma, la sceneggiatura trasuda presunzione da ogni dialogo, mettendo in difficoltà anche buone interpretazioni, come quella di Toby Jones che purtroppo non regge il confronto con l’Hitchcock di Hopkins (Hitchcock, Sacha Gervasi, 2012).

 

Alla ricerca di un fuoco sacro su cui celebrare il nostro amore per il cinema, The Girl è destinato a rimanere, come i numerosi misteri della personalità di Alfred Hitchcock, nell’ombra.
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Luca Malini
Sono un ragazzo di 20 anni, appassionato di cinema e critica; Ho lavorato come collaboratore al sito filmscoop.it e per un breve periodo ho mantenuto un blog personale di recensioni. Scrivo e dirigo cortometraggi, tre dei quali hanno vinto consecutivamente a un concorso di organizzato dal centro giovanile "Papinsky" della mia città, prendendone poi parte come Giurato negli anni successivi. Tra i registi che più ammiro vi sono Federico Fellini, Lars Von Trier, Kim Ki-Duk, Wim Wenders, David Lynch, Jan Svenkmajer, Wes Anderson, Terry Gilliam e Park Chon-Wook.