Regia: Michel Hazanavicius
Anno: 2011
Nell’era del digitale e del 3D a emozionare è il silenzio in scala di grigi di The Artist, piccolo capolavoro del francese Hazanavicius.
“Lunga vita al buon cinema!”: sono queste le parole che mi sono uscite spontaneamente di bocca quando, verso le sei del mattino del 27 febbraio 2012, Tom Cruise ha pronunciato il titolo della pellicola che avrebbe vinto il Premio Oscar al miglior film: The Artist. Un film muto, in bianco e nero, il film per cui tifavo, ha sbaragliato la concorrenza accaparrandosi ben cinque statuette (tre di queste nelle categorie più importanti): miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior colonna sonora e migliori costumi.
Il divo dei film muti George Valentin (Jean Dujardin) incontra casualmente la dolce Peppy Miller (Bérénice Bejo) e l’aiuta a farsi strada nel difficile mondo del cinema. Con l’avvento del sonoro, però, i loro ruoli si invertiranno: se George, infatti, rifiutando di abbracciare la nuova tecnica, vedrà la sua fama declinare fino alla rovina totale, Peppy diventerà invece una star: sarà poi lei a salvare lui dal baratro, dimostrandogli tutta la sua riconoscenza e il suo affetto, con un progetto che darà nuovo slancio alla sua carriera.
Dalle scelte delle location (vecchi set della Warner a Hollywood, la villa che fu dimora della celebre attrice Mary Pickford) a quelle più strettamente stilistiche (il formato 4:3, la più bassa frequenza di 22 fotogrammi al secondo al posto dei consueti 24), ciò che bisogna sicuramente riconoscere ad Hazanavicius sono la cura e il rigore con i quali ha ricostruito il periodo storico durante il quale si svolge la vicenda: non risulta difficile cadere nell’inganno e credere, anche se solo per pochi istanti, di essere veramente di fronte a una pellicola degli anni Trenta.
Oltre alla cura e al rigore, appare anche evidente la volontà del regista di omaggiare il grande cinema: basti pensare alle colazioni di Valentin e sua moglie, chiaro tributo a Quarto Potere di Orson Welles, o al numero di danza finale che rimanda a Ginger Rogers e Fred Astaire.
L’espressione sorniona e l’impressionante mimica di Jean Dujardin hanno conquistato il mondo intero, e con esso anche l’Academy, che gli ha assegnato il Premio Oscar al miglior attore protagonista (è il primo francese a ottenere tale riconoscimento). Ma non è solo Dujardin a brillare: Bérénice Bejo è deliziosa, e anche il resto del cast è azzeccatissimo: il produttore John Goodman, l’autista James Cromwell, la moglie di Valentin Penelope Ann Miller e, ultimo ma non meno importante, il simpatico e bravissimo cagnolino Uggie. Degna di nota anche la squisita colonna sonora firmata da Ludovic Bource.
The Artist non è solo un notevole (e piacevole) esercizio di stile: è un film coraggioso, è la prova che anche nell’era del digitale e del 3D si può ancora fare del buon cinema con gli strumenti del passato. È la prova che a volte, per emozionare, colori e parole non servono.
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