Regia: Scott Speer
Anno: 2012
“Quando cresci in una città come Miami è facile sentirsi una nullità. Al di là dei grattacieli e delle grandi palme c’è il mio quartiere… ma è un altro mondo”.
Step Up Revolution, conosciuto anche con il nome Step Up: Miami Heat, è la storia di Sean (Ryan Guzman) e Eddy (Misha Gabriel), due ragazzi dei bassifondi di Miami che, stufi di essere invisibili nella loro città, decidono di realizzare la loro grande idea: The MOB, un gruppo di ballerini giovani e affiatati, in grado di ballare in qualunque stile, che si esibisca con spettacolari flash mob, esibizioni fatte all’improvviso in luoghi pubblici.
I due riuniscono una crew di ragazzi come loro, che condividono la passione per la danza e passano le giornate a creare delle stravaganti ed accattivanti coreografie.
L’obiettivo è uno solo: vincere una gara su youtube, totalizzando 10 milioni di click che valgono un premio di 100.000 dollari.
Sean ben presto incontrerà Emily (Kathryn McCormick), una ballerina trasferitasi da poco in città con l’ambizione di entrare in una prestigiosa accademia; intanto il padre di Emily, Mr. Anderson (Peter Gallagher, famoso per la serie The O.C., Ian Toynton e Josh Schwartz, 2003), è interessato a comprare il quartiere dove i MOB si esibiscono, demolendo così tutto ciò che Eddy e Sean hanno creato. Le esibizioni, nate con lo scopo di raggiungere la fama, si trasformeranno presto in un messaggio rivoluzionario: vincere il potere e il denaro con l’arte e l’unione, salvando il quartiere da una distruzione ormai certa.
Questo film musicale è il debutto di Scott Speer, erede del regista Jon M. Chu (qui nelle vesti di produttore esecutivo) e, tra tutti i film della serie Step Up, probabilmente quello più spaccone ed esaltato ma anche quello più ricco di coreografie spinte al limite dell’acrobazia. I balletti sono diretti molto bene e danzati con passione e determinazione. Notevole l’impegno di Ryan Guzman, qui alle prime armi con la danza. L’idea dei flash mob funziona molto bene, aggiunge una nota di sfrontatezza positiva allo spirito dei film precedenti, sottolineando due aspetti importanti: la volontà dei giovani di cambiare la loro vita in meglio ed il sentirsi parte di qualcosa di grande.
Sappiamo che la colonna sonora in un film del genere è quasi più importante delle immagini e qui la scelta dei pezzi risulta ottima, ricca di canzoni hardstyle super ritmate ed abbinate alla perfezione alle coreografie. I pezzi più lenti sono dedicati soprattutto alle scene in cui Emily si prepara per l’audizione che le permetterà di entrare in Accademia.
Tutti i brani sono molto orecchiabili, dal potente Let’s Go di Travis Baker all’orientaleggiante Bad Girls di M.I.A.
Il montaggio è buono e piuttosto lineare, eccezion fatta per il flash forward iniziale, mentre la fotografia non è degna di particolare menzione.
La storia merita un discorso leggermente più ampio: se da una parte si avverte la mano esperta della sceneggiatrice Duane Adler, che ha lavorato alla creazione dei personaggi di tutti gli Step Up e ad altre sceneggiature famose come Save the last dance (Thomas Carter, 2001), dall’altra la storia risulta ripetitiva, già vista, specialmente nell’inserire la relazione tra Sean ed Emily, elemento ricorrente in ogni film di questo genere, che non è il cuore del film, né l’argomento su cui lo spettatore centra l’attenzione.
La superficialità di alcune scene è in parte giustificata dal pubblico giovane, che predilige situazioni più facili e divertenti ad argomenti impegnativi e profondi; gli attori funzionano bene, per la recitazione spicca particolarmente Misha Gabriel (Clerks II, Kevin Smith, 2006).
Chi ha già visto Save the Last Dance, noterà varie similitudini: l’audizione, la situazione del ballerino hip hop che coinvolge la ballerina di danza classica, tutta una serie di inquadrature che fanno il verso al film di Carter.
In Step Up 4, a parte la trama poco originale, stonano alcune acrobazie esagerate che avrebbero più senso in un film del genere cappa e spada.
Tutto sommato, Step Up Revolution piacerà molto a coloro che amano la musica, il ballo e l’arte come mezzo di comunicazione, ma anche a quegli spettatori che cercano una pellicola poco impegnativa e divertente. Chi non ama i film musicali e le storielle d’amore gratuite, difficilmente apprezzerà il film, soprattutto se è già stato deluso dai capitoli precedenti della serie.
Per gli amanti dell’hip hop, consiglio l’ascolto di tutta la colonna sonora, davvero portentosa.
Finale spettacolare: un flash mob organizzato in grande con la partecipazione di vecchi amici della serie.