Regia: Mark Andrews
Anno: 2012
Nuovo film d’animazione Disney Pixar che propone una storia molto semplice a dispetto di una grafica sempre più curata.
La principessa Merida, dal carattere ribelle e testardo, scappa di casa quando sua madre, la Regina, vuole a tutti i costi trovarle un pretendente. Andrà nel bosco, seguirà un fuoco fatuo e si farà fare un incantesimo (questa volta la trovata è un dolcetto) da portare alla madre. Questo trasformerà la Regina in un orso e se al secondo sorgere del sole non sarà ricucito lo strappo (dell’arazzo che Merida aveva rotto per dispetto, ma che rappresenta anche il rapporto fra di loro), la trasformazione diverrà definitiva.
Mark Andrews aveva al suo attivo come regista soltanto un cortometraggio – sempre per la Pixar – One Man Band (abbinato a Cars – Motori Ruggenti) ed aveva lavorato agli storyboard di Il gigante di ferro, A Bug’s Life – Megaminimondo, Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, Gli Incredibili, Cars – Motori ruggenti, perciò si può ben dire che questo è il suo primo lungometraggio.
Le voci sono di Rossa Caputo per Merida, la protagonista (Noemi per il canto) Anna Mazzamauro per la strega, Ugo Maria Morosi è Re Fergus, Emanuela Rossi la Regina Elinor, Shel Shapiro è Lord MacGuffin, Enzo Iacchetti Lord Macintosh e Giobbe Covatta Lord Dingwall.
La voce più riconoscibile è quella di Enzo Iacchetti e la più divertente è quella di Anna Mazzamauro.
Pellicola dalla trama esile, inconsistente (si capisce dove vuole andare a parare dopo dieci minuti), dalla morale fin troppo scontata, trita e ritrita (rispetta i tuoi genitori e cerca il dialogo). Anche le canzoni in italiano (due se non si conta quella finale in inglese) usate come riempitivo, sono di una banalità incredibile, con un sentimentalismo vuoto fine a se stesso, non rimangono in testa, non sono le solite belle canzoni made in Disney di un tempo.
Tutto sembra fare da sfondo ai virtuosismi della grafica (i capelli di Merida sembrano veri) nel solito standard della casa di produzione Pixar.
Ma cosa ne è delle storie intricate, appassionanti, intelligenti di Mosters & Co. o dei vari Toy Story? Neanche la Disney dei cartoni animati classici aveva mai offerto al pubblico un film così povero di idee. Qui tra l’altro manca del tutto il coinvolgimento emotivo. E’ tutto un mero e freddo esercizio di stile.
Certo, può piacere (alcune gag sembrano strizzare l’occhio ai film della Dreamworks e ai vari Shrek, prendendo in giro le favole classiche, facendo battute anche a doppio senso, oppure facendo sì che alcuni personaggi si comportino in maniera maleducata), ma rimane comunque un film a metà strada. Ci si domanda a chi sia rivolto. Non è abbastanza divertente per i bambini: poche le scene che strappano una risata. Non è abbastanza avvincente da conquistare gli adulti. E soprattutto la storia si conclude troppo in fretta, senza colpi di coda imprevedibili.
Da vedere rigorosamente al cinema per gustarsi tutta la bellezza e la cura dei particolari grafici senza aspettarsi però molto. Chi pensa di assistere ad un nuovo capolavoro Pixar (come il primo quarto d’ora di Up) rimarrà deluso, chi non ha pretese, se non passare un’oretta di intrattenimento, magari con la propria famiglia, lo apprezzerà.