Regia: Régis Roinsard
Anno: 2012
La rivincita delle segretarie, l’emancipazione femminile, il business americano e il romanticismo francese. Tutto questo è racchiuso in un esilarante commedia.
Allegria, frivolezza ed ironia sono gli ingredienti vincenti di un altra perla proveniente dall’ultimo Festival Internazionale del film di Roma. Presentato come lungometraggio fuori concorso ha guadagnando numerosi consensi sia tra le file dei critici che degli spettatori.
Populaire è l’opera prima del francese Regis Roinsard, regista abile nel trasformare in immagine una storia americana degli anni Cinquanta arricchendola con certo bon ton: ci troviamoin America, nel 1958, immersi in uno scenario di frangette, foulard e gonne che richiamano lo stile della grande attrice Audrey Hepburn.
Una giovane donna, Rose Pamphyle (Déborah François), lascia il suo piccolo paese della Normandia e un matrimonio sicuro per cercare la sua emancipazione e indipendenza di ragazza moderna, auspicando un lavoro da segretaria. La giovane ragazza, pur essendo una vera frana, riesce ad ottenere un colloquio con un’agenzia di assicurazioni. Inspiegabilmente il titolare, Louis Echard (Romain Duris) vede qualcosa in lei. Rose ha un dono speciale: riesce a battere a macchina ad una velocità spaventosa. A quel punto Louis propone alla ragazza di essere assunta soltanto a patto di allenarsi con costanza e serietà per vincere le gare di dattilografia. La giovane segretaria si troverà improvvisamente catapultata nella frenetica vita newyorkese, costretta a destreggiarsi tra i tasti della carriera e quelli dell’amore.
L’idea del film risale al 2004, quando il regista si è imbattuto in un documentario sulla storia della macchina da scrivere e sui campionati di velocità di scrittura. La pellicola parte con un ritmo coinvolgente, grazie anche a dialoghi divertenti. Nella seconda parte troviamo un calo dei toni e del ritmo incalzante che ha caratterizzato tutto il primo temo: si dà più spazio al romanticismo che porta verso un finale (quasi) preannunciato. Nonostante ciò Populaire rimane un prodotto gradevole e ben realizzato, piacevole alla vista con una fotografia variopinta che ricorda il Jean-Luc Godard colorista di Pierrot le fou (1965) e una macchina da presa dai movimenti semplici ed estremamente fluidi.
Impeccabile è l’interpretazioni dei due attori protagonisti. Particolarmente eccezionale Deborah Francois, con il suo volto pulito e una delicatezza naturale, porta il personaggio di Rose a trasformarsi da una ragazzina un po’ impacciata a donna sicura del proprio talento e della propria bellezza.
Non c’è niente da fare, i francesi, le commedie, le sanno fare proprio bene e Populaire ne è un esempio perfetto. Una consapevolezza dei proprio mezzi e delle proprie qualità artistiche che riecheggiano ancora con i recenti successi come Quasi amici (Olivier Nakache, 2012), il toccante Amour (Michael Haneke, 2012) e il bellissimo Un sapore di ruggine e ossa (Jacques Audiard, 2012)
Sono tutti caratteri vincenti, qualità di un cinema che non ha bisogno di essere solo uno strumento di denuncia e critica ma anche un mezzo creatore di intrattenimento e sogni (ne sono esempio gli Oscar di The Artist di Michel Hazanavicius, 2011 e Hugo Cabret di Martin Scorsese, 2012). Un modo di far cinema dove la macchina da presa somiglia più ad una penna che scrive, disegna contorni e colora una realtà talvolta confusa e caotica (come quella di New York), rendendola creativa.
E a noi, tutto sommato, piace così. Da non perdere.
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