Anno: 2013
Segue la strada del pastiche di generi questo Plus One, lavoro di Iliadis che mixa con disinvoltura la classica teen-age comedy, con tanto di pazzesco party, love story e spunti comici a buon mercato, con elementi di Sci-Fi e thrilling.
Siamo al party più pazzesco dell’anno e sullo schermo ritroviamo tutti i topoi rappresentativi del genere di commedia americana dedicata all’argomento feste: c’è un personaggio principale, belloccio e con questioni sentimentali da risolvere, c’è l’amico picchiatello preda della satiriasi che regolarmente incappa in disavventure a sfondo sessuale dai risvolti decisamente comici, la lei bellissima e da (ri)conquistare, un sacco di musica elettronica, le gare di birra e le bevute acrobatiche, i tentativi con le ragazze e via dicendo. Solo che a un certo punto un’asteroide si schianta poco distante e inonda le linee elettriche con un misterioso flusso energetico alieno. La casa della festa con il suo ipertrofico impianto audio e con la spropositata illuminazione, ovviamente, funge da amplificatore per la misteriosa energia e qui si innesta il tema fantascientifico, poiché alla festa iniziano a verificarsi degli sdoppiamenti di persona, a seguito di un primo black out, cioè, si creano delle copie di ciascuno dei partecipanti alla festa, che però rispetto agli originali si trovano indietro sull’asse temporale di circa una ventina di minuti, almeno inizialmente.
Il gruppetto dei protagonisti intuisce da subito l’anomalia e sopratutto capisce, dopo un secondo black-out, che dopo ogni interruzione di corrente le copie si trovano spostate in avanti nel tempo di una ulteriore manciata di minuti, per cui si arriverà a un punto in cui il tempo delle copie raggiungerà quello degli individui originali, creando una sovrapposizione tra le due entità dall’esito incerto. Credo che il pregio maggiore del film stia proprio in questo nucleo ideativo, che permette di raggiungere un certo grado di parossismo paradossale quando nell’asse temporale delle copie si arriva al momento dello sdoppiamento, per cui si produrranno delle copie delle copie che però a tratti interagiscono con gli originali in una frammistione di piani temporali che a tratti può confondere lo spettatore ma che fornisce il materiale migliore al senso dell’assurdo in questo film.
Questo nucleo, tra l’altro, offre lo spunto agli appassionati di dotte dissertazioni teoriche sul cinema per raffinati rimandi ai temi del doppio, delle dimensioni parallele, dell’unicità\molteplicità dell’essere che, pur con differente corposità di trattamento, accomuna questo film a opere ben più illustri come Kotoko di Tsukamoto (2011), o La Doppia Vita Di Veronica, di Kieślowski o al mitico La Donna Che Visse Due Volte di sir Alfred Hitchcock, ma anche a lavori decisamente più prosastici, come il fantascientifico An Other Hearth, o alla serie televisiva Fringe, la cui narrazioni ruotano tutte intorno alle interazioni tra dimensioni parallele e tra i vari doppi che le popolano.
Le cose migliori di Plus One sono certamente le scene comiche, specialmente quelle in cui l’amico sesso dipendente consuma un amplesso scalcinato con una bionda da urlo che ha inspiegabilmente rimorchiato e che lo pesta a sangue durante il rapporto, anche se l’umorismo sembra un po’ a buon mercato, fondato su spunti generici, che forse avremmo voluto più arguti. Il tallone d’Achille è senza dubbioe la parte thrilling, quella in cui si inscena la lotta per la sopravvivenza tra copie e originali, che tentano vicendevolmente di eliminarsi, che avrebbe meritato una costruzione tensionale più marcata e che invece qui stenta a produrre effetti di rilievo. La love story ha un tenore un po’ televisivo e adolescenziale, alla Twilight, per intenderci.
La messa in scena e la forma filmica, in conclusione, non sono del tutto in grado di supportare adeguatamente la felicità intuitiva dello spunto iniziale, per cui alla fine il film soffre un po’ di mancanza di veri pezzi forti, scene che per l’esito parodico, o per l’impatto visivo e drammaturgico rendano memorabile l’esperienza di visione dello spettatore. Un prodotto bluckbusteriano, alla fine, adatto a un consumo facile ed a-problematico che però potrebbe non scontentare la parte meno esigente e facile del vasto pubblico.