Regia: Alexander Payne
Anno: 2011
Poco prima di seppellire la moglie, un Clooney finalmente nei panni dell’uomo comune, ne scopre il tradimento. Commovente.
Alexander Payne torna a più di sei anni dal suo ultimo lavoro e conferma il suo talento nel saper toccare le corde giuste del pubblico puntando sulle insicurezze della gente comune. Il regista statunitense ci narra una storia malinconica condita da una pungente ironia, con protagonista un uomo alle prese con le sue incertezze verso il futuro.
A differenza delle sue pellicole precedenti però, stavolta l’empatia con il pubblico funziona alla meraviglia e il risultato è una commedia toccante, coinvolgente e a tratti drammatica. Payne inoltre sembra dare il meglio di se quando trae i suoi film da opere letterarie: le sue tre migliori pellicole (Sideways, A proposito di Schmidt e, appunto, Paradiso Amaro) sono tratte da romanzi. Due di queste poi, gli hanno valso l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, una vera passione per il regista.
Matt King (un George Clooney privo del consueto charme e, proprio per questo, convincente nella sua parte) vive alle Hawaii, ma la sua casa non è esattamente il paradiso in terra che i suoi amici del continente (come li chiama lui) immaginano. Matt è un padre e un marito assente che non vede mai le due figlie, la più grande delle quali (Shailene Woodley) è in piena fase di ribellione a base di alcol e droghe. Anche il rapporto con la moglie Elizabeth è in crisi da tempo, ma quando questa ha un incidente nautico e va in coma, Matt capisce che è arrivato il momento di mettere ordine nella sua vita.
A questo punto entra in gioco il tema principale del film: l’ironia della vita alla massima potenza che colpisce nei momenti in cui si è più vulnerabili. Dopo aver ricevuto dai medici la notizia che la moglie non si sveglierà mai più e che sarà necessario staccare le macchine che la tengono in vita, Matt scopre che la donna aveva intrapreso da tempo una relazione extraconiugale e che stava per chiedere il divorzio. Per accettare la situazione e superare il dolore, Matt e famiglia (con la compagnia di Scott, amico della figlia e pedina fondamentale per mantenere la leggerezza dell’atmosfera) si metteranno in cerca dell’amante di Elizabeth.
Paradiso Amaro è un film da vedere, soprattutto per la sconcertante semplicità con cui descrive una situazione tanto paradossale quanto drammatica. Clooney rappresenta con grande autenticità un marito in lutto e tradito dalla consorte, che si barcamena nel momento più difficile della sua vita tra le pressioni del lavoro, le difficoltà nel riallacciare il rapporto con le figlie e la fermezza nel nascondere ai suoceri l’adulterio della moglie. La catarsi poi arriva all’improvviso e si materializza nella faccia dell’amante di Elizabeth, davanti al quale Clooney sveste i panni dell’uomo comune per indossare la più consueta maschera serafica e autoritaria vista anche recentemente ne Le idi di marzo.
Un finale da assaporare, con i nodi che vengono al pettine e un protagonista che si scoprirà più umano e attaccato alla sua terra di quanto lui stesso credeva.