Only lovers left alive

only lovers left alive 1Regia: Jim Jarmusch
Anno: 2013

Adam è un musicista che vive recluso in una sperduta casa di Detroit, senza contatti con il mondo esterno. Sua moglie Eve è lontana, tra le strade e i cunicoli di una Tangeri perennemente avvolta dalla notte. Entrambi sono vampiri che hanno attraversato secoli di storia insieme ai grandi protagonisti della musica, della scienza e della letteratura. E si trovano ora a convivere con il desolante degrado umano del mondo contemporaneo.

Dal viaggio iniziatico verso la morte del contabile pistolero di Dead Man (1995), che portava il nome del poeta inglese William Blake, all’undead man immortale protagonista di Only lovers left alive, che ordina biglietti aerei a nome Stephen Dedalus (l’alter-ego letterario di James Joyce in Ritratto dell’artista da giovane e nell’Ulisse), si salda e forse si chiude un percorso nella filmografia di Jim Jarmusch.

Se il primo accoglieva la morte come inevitabile approdo terminale, il vampiro noise-rock Adam (Tom Hiddleston, il Loki dei film di Thor), pur pensando al suicidio, la rimanda continuamente ingurgitando sangue umano. Accompagnando piuttosto il genere umano verso il trapasso, testimoniandone la fine.

Perché se anche i due amanti millenari hanno i nomi (ma sono veri?) di Adamo ed Eva, non sembra più esserci alcun paradiso terrestre da scoprire nel mortificante panorama odierno (o siamo già forse nel futuro? le indicazioni restano ambigue).

Ragion per cui Eve (Tilda Swinton), durante un giro in macchina tra le strade della livida Detroit notturna, invita il marito ritrovato a rivolgersi al cielo (nel senso più laico del termine). Per scovare una nana bianca brillante come un diamante che “risuona come un gigantesco gong”. Il rumore di un silenzio immoto ormai scomparso nel caos delle metropoli del ventunesimo secolo.

only lovers left alive 2Abitate, oltre che dai vampiri, pochi e accuratamente nascosti, da una maggioranza di “zombie” ottusi, cioè tutti gli esseri umani, in un’equazione denigratoria e annichilente. Non mangiatori di cervella, ma cannibali di risorse razziate per imporre il dominio sugli altri. “Sono già iniziate le guerre per l’acqua o ci sono ancora quelle per il petrolio?” chiede Adam alla sua donna. “Siamo ancora al petrolio”, risponde Eve, perché gli umani/zombie “si svegliano sempre troppo tardi”.

La coppia di vampiri dunque, in una disperata e finale ricerca di sangue con cui “dissetarsi”, è solamente in anticipo sui tempi nel depredare la prossima materia liquida del (post)capitalismo: il corpo.

Detroit, simbolo della produzione industriale, capitale delle fabbriche e delle macchine, è ormai una città spenta, marcita, abbandonata da tutti. Essiccata tra le erbacce e ammuffita tra i funghi velenosi della casa di Adam. Città dove “tutto è finito” tra strade deserte e acidi pozzi neri in cui sciogliere un cadavere.

Dove un diroccato Michigan Theater da luogo dell’arte si è trasformato in building, parcheggio di auto fantasma. La catastrofe del capitalismo americano messa in scena proprio al centro del palcoscenico su cui Henry Ford, secondo tradizione, progettò la sua prima auto. Jarmusch non potrebbe essere più politico e radicale.

Resistono locali notturni e la casa di Adam (vero e proprio studio di registrazione), ultima roccaforte della scena musicale (e cinematografica) underground cara al regista. Accanto a quegli artisti di strada troppi bravi per rovinarsi con la fama, come la giovane cantante dei bassifondi di Tangeri.

Los Angeles, la terra dello show business, è infatti per Adam “il quartier generale degli zombie”, la capitale del degrado umano, sociale e artistico che investe la società, un po’ come nel John Carpenter di Essi vivono (“They Live”, 1989) e Fuga da Los Angeles (“Escape from L.A.”, 1996).

In questo vuoto comico (si ride spesso) e cosmico, Adam e Eve divengono incarnazioni di una preziosa memoria stratificata nel tempo (non senza insinuare dubbi sulle radici oscure e mendaci della cultura prodotta dall’uomo nel corso dei secoli).

only lovers left alive 3Memoria letteraria: Adam si presenta in ospedale come “Dr. Faust”, ha frequentato Byron (“un idiota presuntuoso”), Shelley e Mary Wollstonecraft (“deliziosa”), sostiene di essere il ghost writer del quartetto di Schubert. Eve divora libri, cita versi di Shakespeare e si accompagna all’anziano vampiro Christopher “Kit” Marlowe, che getta discredito sul Bardo rivendicando la paternità dell’Amleto.

Memoria cinematografica: i nastri che Adam incide e registra scorrono come pellicole, il medico che gli passa il sangue sottobanco lo soprannomina Strangelove e Caligari.

Infine il sapere scientifico: Adam è l’ultimo alfiere della sperimentazione tecnica (ammiratore di Tesla, costruisce impianti elettrici da sè, schifando l’obsoleta massa di cavi della corrente). E, insieme a Eve, è l’ultimo depositario della conoscenza del mondo naturale (nomenclano ogni elemento/materiale su cui posano gli occhi) e custode delle teorie scientifiche (l’azione spettrale a distanza di Einstein).

Temi non nuovi ma grande cura formale (bellissimo l’incipit). Cupo ma ironico, nichilista ma orgogliosamente libero, dal suono distorto e dissonnante come una chitarra sfregata, Only lovers left alive diventa così anche apocalittico.