Regia: Jane Campion
Anno: 2021
Dall’ultimo festival di Venezia 2021 è approdato nelle sale italiane e successivamente sulla piattaforma Netflix Il potere del cane, il film che segna il ritorno dopo diversi anni di Jane Campion, la grande regista di capolavori come Lezioni di piano e Ritratto di signora. La Campion questa volta firma una storia a tinte forti ambientata nel mondo maschile del western, dove a farla da padrone sono i sentimenti rudi e primordiali che legano i protagonisti della vicenda.
Nel Montana degli anni Venti la giovane vedova Rose (Kirsten Dunst), con a carico un figlio dai modi delicati e gentili, viene corteggiata da un ricco mandriano, George (Jesse Plemons), che non tarda a sposarla, portandola a vivere con sé nel suo sontuoso ranch. Il suo arrivo suscita l’immediata antipatia del fratello di George, Phil (Benedict Cumberbatch), uomo prepotente e violento, che vede minacciati gli equilibri famigliari e messi in discussione i suoi più nascosti sentimenti. Su tutta la vicenda domina la vallata, un paesaggio di straordinaria bellezza, ma inquietante e selvaggio, che carica di ansia la storia come un vero e proprio personaggio.
In un mondo tipicamente virile e chiuso, Jane Campion costruisce una storia che si sviluppa in un crescendo di tensione e scandaglia con la consueta abilità gli animi dei personaggi. Rose è al centro delle attenzioni dei due fratelli, come una calamita che inevitabilmente catalizza duplici e opposti sentimenti: da un lato è la donna indifesa, protetta da George, il fratello più buono, dall’altro è mortificata e vessata dal fratello violento, Phil, che la vede come portatrice di potenzialità negative, pur essendone in qualche strano modo attratto, prendendo di mira anche l’efebico figlio di lei, Peter (Kodi Smit-McPhee), del tutto fuori contesto in quell’ambiente fortemente maschile.
L’attenzione della regista si concentra soprattutto sul personaggio di Phil, mettendo a nudo progressivamente ciò che si cela dietro un carattere ruvido e maschilista; lo segue con l’occhio indiscreto dell’obiettivo nei suoi momenti più intimi, nei suoi gesti più segreti, negli antri dei suoi ricordi, che affondano le radici nella sua adolescenza in un mondo di uomini dalle maniere ruvide e spicce. E quando ci si aspetta, in un crescendo emotivo, l’esplosione della tragedia, un finale inaspettato e subdolo ribalta le apparenze.
Il potere del cane è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1967 di Thomas Savage e a Venezia si è aggiudicato il Leone d’argento – Premio speciale per la regia. Su tutti troneggia la figura di Phil, interpretato da un grande Benedict Cumberbatch (I segreti di Osage County, The imitation game) che dà corpo e anima a un personaggio sgradevole e complesso. Nel film si respirano echi freudiani, biblici (il titolo stesso è la citazione di un salmo) e del classico La valle dell’Eden, dominati da una costante tensione sessuale, che è cifra stilistica di molte opere della Campion. Una pellicola da vedere e che merita di essere ammirata su grande schermo, che solo può restituire la vastità di certe riprese panoramiche.