Regia: Chris Buck e Jennifer Lee
Anno: 2013
Forse Walt non si sbagliava quando affermava “if you can dream it, you can do it.”, e ce lo dimostra l’ultima meravigliosa creazione della cara amata Disney che non riesce mai a deludere, nè piccoli nè grandi. Frozen – Il regno di ghiaccio ci trasporta nel suo mondo gelato e ci racconta una storia nuova che ribalta le consuetudini e mostra la versatilità di una casa di produzione che non morirà mai.
Nel regno di Arendelle, le due principesse Elsa e Anna vivono un rapporto fraterno davvero stretto. A rovesciare il tutto, saranno gli eccessivi poteri della sorella maggiore, la quale riesce a manipolare il ghiaccio e la neve, e che per sbaglio colpisce la sorella alla testa. La fortunata guarigione di Anna comporta la sua impossibilità di ricordare le abilità della sorella e costringe la famiglia reale a nascondersi per molti anni dal popolo chiudendo le porte del castello cercando di insegnare ad Elsa a controllare il suo innato dono.
Gli anni passano e la morte in mare dei genitori vede il dovere di Elsa di succedere al trono. Questo giorno rappresenta finalmente per Anna, esclusa dalla sorella dalla sua vita per il suo bene, il momento di riconciliarsi e di incontrare, perchè no, l’amore. La decisione tempestiva di quest’ultima di sposare un uomo appena conosciuto provoca una discussione fra le sorelle che sfocia in una reazione funesta di Elsa che mostra inevitabilmente i suoi poteri trasformando pian piano tutto il regno in ghiaccio mentre scappa.
Decisa a vivere libera ma per forza in solitudine, crea il suo palazzo di ghiaccio sul picco di una montagna che Anna raggiungerà accompagnata da Cristoff e la sua renna Sven, conosciuti lungo il cammino. Si aggiungerà il simpatico pupazzo Olaf, che Elsa aveva creato poco prima dell’incidente della loro infanzia. Al loro incontro, Elsa colpisce di nuovo la sorella, ma questa volta al cuore: la soluzione sarà un atto di vero amore. Tutto si conclude naturalmente al meglio ma tramite un tipo di amore diverso.
Una fiaba innovativa, così potrebbe essere definita. Vagamente ispirata a La regina delle nevi di Andersen (di cui venne fatto un primo buono adattamento da Lev Atamanov), è palese che la storia originaria abbia fatto da spunto per la costituzione del soggetto, dato i vari inserimenti personali dei due registi. Dietro la macchina da presa, troviamo, infatti, Chris Buck e Jennifer Lee, entrambi legati alla Disney: il primo per varie collaborazioni come in La Sirenetta (1989) e in Pocahontas (1995), la seconda per la co-scrittura del recente Ralph Spaccatutto (2012) e per essere la prima regista donna degli studi originari di Mickey Mouse.
Un totale salto in avanti che testimonia che anche i più anziani riescono a stare al passo dei tempi: la Disney sorprende. Già con Ribelle – The brave (2011) aveva descritto una principessa emancipata, non più legata alle regole di corte, che desidera la libertà più di se stessa; adesso, decide di mescolare vecchio e nuovo dando vita ad una pellicola difficile da disprezzare. Vi sono di nuovo re, regine, principi e principesse, ma è il tema fondamentale che stravolge la storia e il contesto in cui viene inserito.
Al centro non c’è la principessa che cerca un principe ma è ostacolata dall’odiata matrigna o l’amore impossibile verso un uomo per varie circostanze (non che non fossero trame eccezionali): è l’amore fraterno che conduce al “vissero per sempre felici e contenti”. Dunque, troviamo un rapporto fra due sorelle ostacolato dalla volontà di protezione dell’una verso l’altra. Quello di proteggere è un istinto che accomuna le protagoniste, le quali seguono questa via fino a ritrovarsi alla fine e a salvarsi a vicenda.
Inoltre, un’ulteriore innovazione consta nell’antagonista: il principe Hans, di cui la principessa Anna crede di innamorarsi il giorno stesso che lo incontra. Ecco presente il prototipo del principe malvagio che finge di amarla per appropriarsi di tutte le ricchezze del regno; un caso accaduto solo con il principe Giovanni in Robin Hood (1973).
È trattato, anche se non in primo piano, il tema dell’amicizia. Infatti, Cristoff e la sua renna Sven descrivono un rapporto d’amicizia pura e sincera, che nasce sin dagli inizi ed cresce contemporaneamente con la crescita dei personaggi; si mostrano confidenti e protettivi a vicenda, ritagliando piccole scene, ma offrendo allo spettatore una coppia di amici che ricorda quella di Aladdin e Abù nel film del 1992.
L’amore è, ovviamente, presente seppure in secondo piano; infatti, al falso amore di Hans si oppone il sentimento che si crea lentamente fra Cristoff e la principessa Anna.
A condire il tutto, vi sono i troll, fidati amici di Cristoff di lunga data, che si mostreranno all’inizio e nel bel mezzo della vicenda; e l’indimenticabile personaggio di Olaf, pupazzo simbolo dell’infanzia felice delle due sorelle.
La colonna sonora, come da tradizione, occupa un posto d’onore; questa volta con testi tessuti per un musical, che accentuano la ricerca di voci elevate, tipiche del genere, e caratterizzano duetti ed assoli mozzafiato. Parlando di voci, si deve riconoscere il gran lavoro italiano fatto nel doppiaggio, sia per la narrazione che per le canzoni, con un Enrico Brignano perfetto nel ruolo di Olaf e un’eccezionale Serena Autieri, soprattutto nel canto.
Il tipico messaggio morale dei film si sofferma questa volta su un tema importante quale l’amore fraterno, che allontana le consuetudini che da molti potrebbero essere criticate e dimostrano l’elegante ecletticità dei suoi produttori. Ma bisogna ammettere che i classici riescono ancora ad emozionarci come la prima volta.
Dopo questa moderna rivelazione, chissà cosa aspettarsi per il prossimo lungometraggio. Basta soffermarsi a sognare per un attimo, e forse il castello principesco darà inizio anche a quella fantasia. Perché è proprio questo che distingue la Disney da tutti gli altri: lei è capace di sognare e di farci sognare.