Exodus – Dei e re

exodusRegia: Ridley Scott
Anno: 2014

Il film ripercorre le vicende bibliche di Mosè (Christian Bale), salvato dalle acque e cresciuto dal faraone d’Egitto (John Turturro) come suo figlio.

Saggio e valoroso, quanto il “fratellastro” Ramses (Joel Edgerton) è invece ambizioso e in competizione col padre, Mosè viene successivamente allontanato dalla corte quando si scoprono le sue vere origini e il suo destino, volto a salvare il popolo ebraico dalla lunga schiavitù d’Egitto. Seguono i ben noti episodi di Mosè accolto in un villaggio dove trova l’amore di una giovane che poi sposa, le visioni di un bambino (Dio) che lo spinge a porsi come guida del suo popolo, le terribili piaghe d’Egitto e l’esodo degli Ebrei verso il Mar Rosso.

Il film, lungo ben due ore e mezza, porta la firma di uno dei più noti registi contemporanei e forse uno dei più indicati per una pellicola del genere, che dovrebbe mescolare azione, storia e spettacolo: Ridley Scott. Il filmmaker britannico, autore di cult movie come Blade runner (1982) e Thelma e Louise (1991), dopo qualche anno di insabbiamento si era rilanciato col successo planetario de Il gladiatore (2000), autentico peplum movie ricco di spettacolari scene d’azione, personaggi contrapposti e ben tratteggiati e una ricostruzione storica a metà strada tra ricerca filologica ed esigenze commerciali. Logico pensare che Exodus – Dei e re voglia ricalcare, almeno nelle intenzioni, le orme di quel film con l’abilità tipica di Scott di saper ricreare un mondo antico (per quanto posticcio) con un gran dispiegamento di mezzi tecnici per le riprese di massa.

exodus_dei_e_re_nuova_featuretteEppure qualcosa non funziona in questo film; gli dei e i re evocati nel titolo avrebbero dovuto far pensare, oltre alle note vicende bibliche, anche ad una riflessione sul potere illimitato dei faraoni, che li rendeva simili a dei in terra, ma tutto si ferma allo sfarzo della corte, dei gioielli e delle vesti, dei carri dorati trainati dai cavalli, delle enormi piramidi e delle sfingi, che fin da lontano hanno il sapore del fasullo.

Anche quando uscì Il gladiatore non mancò chi arricciò il naso di fronte ad una ricostruzione approssimativa di Roma, ma in quel caso l’evocazione di un’epoca in salsa blockbuster si accompagnava ad una non scontata riflessione sugli intrighi del potere e sulla follia umana. Ed è proprio ciò che manca ad Exodus: la storia procede senza guizzi narrativi originali e i personaggi sono piuttosto piatti e stereotipati. Mosè è un uomo giusto, buono ed un valoroso guerriero, attraversato da dubbi, ma superficiali, orgoglioso e fiero, ma come potrebbe esserlo l’eroe di un fumetto. La figura antagonista è quella di Ramses, che nel corso della storia e con poche sfumature diventa cattivo, antipatico e corroso da un’ostilità verso Mosè di cui si fatica a capire i motivi.

Sembra insomma di essere di fronte ad un bigino illustrato del Libro dell’Esodo con un’appendice di pseudo-politica, il tutto incorniciato da spettacolari scene di battaglia ed effetti speciali ad uso e consumo del 3D (si veda la massa di rane e l’assalto delle cavallette delle piaghe d’Egitto oppure la vorticosa tempesta dell’episodio del Mar Rosso). A ciò si aggiungano una durata eccessiva del film, personaggi di contorno non approfonditi (la regina interpretata da Sigourney Weaver) ed un senso mistico-religioso delle vicende del tutto assente, tanto che le scene in cui Mosè parla col bambino-Dio sfiorano quasi il ridicolo.

Dopo la delusione del Noah (2014) di Darren Aronofsky, a cui Christian Bale disse no proprio per interpretare Mosè nel film di Scott, Exodus – Dei e re si profila come un’altra occasione sprecata e priva di una visione originale dell’Antico Testamento. Bale (Il cavaliere oscuro, The fighter, Il fuoco della vendetta), attore di talento e meticoloso nella recitazione, conferma le sue doti anche in questo film, nonostante non sia aiutato dalla sceneggiatura a più mani, scritta tra gli altri da un autore brillante come Steven Zaillian, vincitore dell’Oscar per Schindler’s list (1993) e già collaboratore di Ridley Scott per Hannibal (2001) e American Gangster (2007). Gli altri attori sembrano un po’ sprecati e delle figure senza spessore, dal faraone interpretato da John Turturro (Il grande Lebowsky, Gigolò per caso) al Ramses di Joel Edgerton (Zero Dark Thirty, Il grande Gatsby) all’anziano ebreo di Ben Kingsley (Ghandi, La casa di sabbia e nebbia). Tuttavia, probabilmente, chi è in cerca del film “spettacolone” della domenica pomeriggio non rimarrà deluso, mentre Ridley Scott, per il momento, è rimandato alla prossima pellicola.