Regia: Chris Wedge
Anno: 2013
Il cinema d’animazione, forte di una sempre maggiore eccellenza visiva, inizia a piegarsi alle esigenze di contenuti attuali e impegnativi. Brilla di argomenti ecologisti l’ultima pellicola d’animazione diretta da Chris Wedge, noto regista de L’era glaciale e Rio (2011), e prodotta dalla 20th Century Fox in collaborazione con i Blue Sky Studios.
Epic – Il mondo segreto, definita favola ambientalista, è una storia fantastica collocata su un piano di concreta urgenza tematica.
Il film prende vita dal libro The Leaf Men and the Brave Good Bugs di William Joyce. L’ autore, impegnato nella letteratura per l’infanzia, è l’ideatore della fiaba che ha ispirato Le 5 leggende (2012, Peter Ramsey). Ancora una volta ci proietta in un mondo al di là dell’immaginazione. Un mondo epico popolato da piccoli eroi.
Qualcuno una volta mi disse che se rimani fermo in piedi nella foresta abbastanza a lungo vedrai segnali nascosti in una lotta silenziosa, tra le forze della vita e quelle della decomposizione, che la sopravvivenza della foresta stessa dipende dall’esito di questa lotta, e che i buoni hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile. Se non ci credete date un’occhiata da vicino e se non ci credete ancora avvicinatevi di più!
Racconta dell’eterna lotta tra bene e male. Una lotta che risiede nel mondo naturale e vede rivaleggiare le forze della vita e quelle della decomposizione. Forze impavide, personificate da ometti minuscoli che popolano la natura. È un viaggio in un regno magico, dove la magia più grande è la vita.
A farci strada in questa nuova dimensione è l’adolescente Mary Katherine. Alla morte della madre la ragazza torna nella casa dove ha trascorso l’infanzia, per recuperare i rapporti con il padre, il Professor Bomba. Non un padre comune, ma una sorta di scienziato pazzo convinto dell’esistenza di una società avanzata di piccoli esseri che vivono nella foresta e ne governano l’ecosistema. Nel risoluto tentativo di dimostrare le sue folli teorie il Professor Bomba ha visto moglie e figlia allontanarsi da lui. Osteggiato da anni dal buon senso comune, è arrivato per lui il momento di riscattarsi.
Lo scetticismo di Mary Katherine viene demolito da un fatale incontro. La ragazza viene rimpicciolita, risucchiata e catapultata in un mondo fantastico.
In perfetto stile Alice nel paese delle meraviglie.
“Non ti sei mai chiesta perché è così difficile schiacciare una mosca? La mia teoria è che loro vivono in maniera accelerata, come in una diversa dimensione! Per loro siamo solo grossi, stupidi e lenti.”
Scopre che la natura è davvero un microcosmo abitato da minuscoli personaggi che vivono e si muovono in maniera accelerata. Ragione per cui non li vediamo nè sentiamo. Creature silenziose responsabili del mantenimento dell’equilibrio naturale del Pianeta. I Leafmen (Uomini Foglia) sono guerrieri votati alla salvaguardia della foresta, che sorvolano a bordo di colibrì. Protettori del popolo dei Ginn e della regina Tara, minacciati continuamente dai Boggan. I Boggan sono l’esercito del male, devastatore di ogni forma vivente.
Proprio un loro attacco alle forze della vita, presidiate dalla regina Tara, costringerà quest’ultima a consegnare nelle mani di un’umana il destino del suo mondo e del nostro.
Mary Katherine, immersa come per la prima volta nella natura, imparerà ad amarla in modo più consapevole.
Per lei è l’occasione di conoscere il mondo e di comprendere l’importanza del posto che vi occupa.
E a noi è destinato lo stesso impegno. Prendere coscienza del ruolo che ricopre l’uomo nell’ambiente naturale. Epic è dunque una storia istruttiva e di formazione. Ma vuol essere anche profondamente umana, e trasmettere l’idea di unione. E come in ogni storia di magia che si rispetti, ci invita ad osservare con occhio incantato, perché non tutto è visibile agli occhi.
“Molte foglie un solo albero, siamo singoli individui ma sempre connessi tra noi.”
Per quanto in Epic si raccolgano nuclei tematici importanti, non risulta essere nulla di originale. Ha una trama classica. Si presenta come un amalgama di storie già viste. L’umano catapultato in una civiltà in miniatura come in Arthur e il popolo dei Minimei (2006, Luc Besson), l’esaltazione di una natura pigmentata in Avatar (2009, James Cameron), la concentrazione sul tema dell’ecologia in Ferngully (1992, Bill Kroyer), fino alla scoperta di un mondo fantastico come Narnia.
Il ruolo comico della storia, invece, è affidato a due buffi lumaconi (Mub e Grub) che si destreggiano bene nell’aggiungere simpatia e ironia. Tuttavia, la comicità del film non regge il confronto con la comicità delle altre pellicole a cui Chris Wedge ci ha abituati.
Ma Epic, come conferma il titolo, punta a qualcosa di grandioso. Una spettacolarità ricercata soprattutto dal punto di vista tecnico. Cura ogni dettaglio attraverso un uso ambizioso del 3D. Un lavoro complesso, considerando che ogni scena è ricca di personaggi e particolari innumerevoli. L’aspetto artistico del film è impeccabile, osa e sa osare. Ricostruisce ambientazioni sorprendenti in immensi scenari dai colori vivi e luci espressive.
Epic celebra un mondo che poi tanto segreto non è. Ma si nasconde agli occhi di chi non sa guardare. Perciò impiega al limite le innovazioni cinematografiche per scagliarci all’interno di esso.
Celebra la natura. Ce la mostra in tutta la sua bellezza. Così non ha bisogno di dare una lezioncina già confezionata. Ti ci immerge fino a scrollarti di dosso quel modo di guardarla senza mai vederla.
“Non è che se non vedi una cosa questo significa che non c’è!”