La colonna sonora del clubber buongustaio.
Esiste una Berlin Calling che nel 2008 prende forma in un film diretto da Hannes Stöhr e interpretato da Paul Kalkbrenner. È la storia di Martin un dj berlinese che tra un club e l’altro finisce per diventare dipendente dalle droghe.
Trasportato in una clinica di riabilitazione Martin attraversa un periodo di sconforto fatto di allucinazioni e assenza di affetti. Riesce ad uscirne grazie alla sua musica. Sceneggiatura debole e performances anonime. Questo è Berling Calling film: nato e tramontato, senza infamia e senza lode.
Esiste poi “IL” Berling Calling l’album di 17 tracce scritto da Paul Kalkbrenner e prodotto dalla label B-Pitch Control. Il suo successo è stato una sorpresa e per molti è ancora un mistero il perché dj Paul Kalkbrenner ce l’abbia fatta. Lui, Paul Kalkbrenner, ha scritto in solitudine il proprio percorso partendo dal silenzio e dall’anonimato, utilizzando solo metodo, lavoro e pazienza. Prima di Berlin Calling esistono 5 album, tra cui Self (2004) che rivela e anticipa la caratteristica del suo futuro successo: uno stile originale ma accessibile. Prima di Berlin Calling gli anni di formazione musicale e lo studio del suono.
Berling Calling non nasce dal nulla, come dal nulla non nasce il successo di Paul Kalkbrenner: il film del 2008 ha solo funzionato da cassa di risonanza. Esisteva già in origine la ricetta del grande artista: cultura, metodo, studio e talento. Per intenderci non stiamo parlando del dj Pauly D: discoteche di Las Vegas, personal reality e patacche di orologi. Pauly D è il surfista dalla capigliatura “giusta” che si gode la sua onda e poi esce di scena senza lasciare traccia di sé. Paul Kalkbrenner è Greg Noll sulle spiagge delle Hawai.
Album da cuffia o da pista. Partendo dalla prima, Aaron: samples di chitarra e poche note di tastiera portano avanti il pezzo per tutta la sua durata. Strutture equilibrate e semplici stuzzicano e invogliano a proseguire nell’ascolto. Azure: si prende il tempo che deve per decollare e portare l’ascoltatore in un limpido cielo azzurro. Un pezzo calmo e melanconico adatto ad un viaggio senza ritorno.
Sky and Sand: Paul Kalkbrenner verrà ricordato per aver “costruito un castello nel cielo e nella sabbia”. Questa canzone è forse la traccia più conosciuta dell’album: la voce “black” del fratello Fritz, il testo e la tastiera creano un’atmosfera idilliaca e piena di sfumature. Dalla forza romantica di un legame alla distanza che separa due anime. I ritmi si fanno più serrati con: Altes Kamuffel, Torted, Bengang ,Atzepeng e Gebrunn Gebrunn. Pezzi che martellano ma continuano a mantenere loops e melodie amichevoli. Menzione a parte merita Mango, nato dalla collaborazione tra Paul Kalkbrenner e Sascha Funke, un pezzo di 4 minuti soft ma ricco di colori.
Paul Kalkbrenner si fa apprezzare per il suo mix Techno, Minimal e IDM sempre accessibile e la sua filosofia del “less is more” portata con coraggio in ogni canzone a rischio di risultare banale.
Di seguito la track list dell’album:
- Aaron
- Queer Fellow
- Azure
- Sky and Sand
- Square 1
- Altes Kamuffel
- Torted
- Moob
- Mango (di Sascha Funke)
- Atzepeng
- Castenets
- Revolte
- Bengang
- Peet
- Absynthe
- Gebrünn Gebrünn
- Train
Ora non resta che chiudere gli occhi e preme il tasto play…oppure procurarsi un biglietto per il suo live set.