Regia: Neill Blomkamp
Anno: 2013
L’eroe di turno stavolta dovrà riprogrammare il sistema, per salvare gli abitanti della Terra.
Neill Blomkamp, classe ’79, ha un cognome sudafricano, ma si è formato nella prestigiosissima Vancouver Film School (VFS), una fucina di geniali menti, che vengono puntualmente assunte nei più prestigiosi studi d’animazione e non solo (Walt Disney, Lucas Films, Dreamworks, Pixar, Ubisoft, EA, Paramount, etc.).
Appassionato di film d’azione e fantascienza, dirige i trailer della saga Halo, per cui ha vinto nel 2007 la Palma d’oro al Festival di Cannes, diventando così l’idolo per un giorno di nerd e smanettoni dei videogames. Il successo vero arriva nel 2009 con il brillante Discrict 9, in cui gli alieni sono, in pratica, degli immigrati clandestini a Johannesburg. Il suo stile è veloce, ma non esasperato, con una mano legata ai videogames, movimenti di macchina action-cam curatissimi e ampi panning.
Terra, anno 2154. In una distopica Los Angeles, ormai ridotta a una favelas, la popolazione vive alla giornata, tra degrado e rovina, lavorando nelle fabbriche di robot-poliziotti per Elysium (letteralmente il paradiso), una stupefacente stazione orbitante così bianca, vegetata, minimalista, ed ecosostenibile che neanche il più ipocrita degli architetti potrebbe immaginare. Su Elysium, una ristretta cerchia di eletti, probabilmente i figli di coloro che in passato si erano potuti permettere una sistemazione in orbita, vivono in lussuose ville neoclassiche, tra un party ed una partita di golf, tenendo in soggiorno una strana macchina (tipo una macchina per la TAC), in grado di guarire ogni tipo di patologia, dal graffio, al tumore, al ringiovanimento.
Ovviamente su Elysium l’accesso è esclusivo, e per la cronaca è anche la sede del Governo, con una poco convinta, ma spietata e versione leghista Jodie Foster, nei panni di Jessica Delacourt, Ministro della Difesa, che si occupa quotidianamente di fermare gli sbarchi di immigrati clandestini dalla Terra (Blomkamp persevera con il tema immigrazione 3.0).
L’eroe di turno, Max Da Costa (Matt Damon), è un galeotto che sconta la sua libertà vigilata lavorando alla fabbrica, ma dopo un grave incidente nucleare sul lavoro (per completare il carosello dei “messaggi“), gli rimangono solo pochi giorni di vita. L’unica soluzione sarà quella di partire per Elysium ed entrare in una capsula per la guarigione. Il prezzo sarà quello di compiere uno sporco lavoro per uno “scafista”, che lo trasformerà in una sorta di moderno RoboCop (Paul Verhoeven, 1987), e proverà a salvare la sua vita, vedremo se anche a cambiare le sorti del pianeta.
Nonostante gli ottimi effetti visivi, il film è molto confusionario, con il solo Matt Damon a trainare tutto il carrozzone. Un difetto di Blomkamp è sicuramente quello di voler dare messaggi, messaggini, tweet, perdendo di vista la scrittura e la forza dei dialoghi, che è la vera potenza del cinema. Quindi lotte di classe, sanità, immigrazione, diritti dei lavoratori, tutti proiettili che lo spettatore deve schivare, distraendosi da quello che davvero sta succedendo.
Altro appunto è quello relativo alla descrizione dei luoghi. Sia sulla Terra, in cui ci si limita a qualche vista della nuova Los Angeles (location del film Città del Messico), che su Elysium, che si vede solo durante gli atterraggi delle navi, Blomkamp (che è anche sceneggiatore, oltre che regista), non indaga sui modi di vivere, sulle dinamiche urbane.
D’altronde la trasposizione grafica di Elysium è ripresa fedelmente dal progetto Toro di Stanford, sviluppato una trentina di anni fa da Nasa e Stanford University.
Ed è forse questa la carenza più grande che non farà diventare Elysium un film di culto del genere distopico-nerd-postapocalittico, la mancanza di basi scientifiche. Provare a dare una motivazione fisico-ingegneristica a tutto sarebbe impossibile, ma se pensiamo alla saga di Star Trek (ultimo Star Trek Into Darkness, J.J. Abrams, 2013) ogni regista si è impegnato affinchè tutto ciò avvenisse, sulla scia dell’ispiratore del genere, Isaac Asimov (1920-1992), che disdegnava persino gli alieni, reputando la specie umana indiscutibilmente superiore. Risulta quindi difficile capire i diversi congegni, e soprattutto le miracolose capsule della guarigione (ma nel Paradiso ci può stare). Si saranno divertiti i 3d artist e i concept artist.
Elysium rimane comunque un film scorrevole (poco più di 90 minuti), che dondola tra demagogia da discount e violenza splatter (quasi mai giustificata). Consigliato da vedere se non altro per gli effetti visivi della neozelandese e pluripremiata Weta Digital, già creatori di District 09 dello stesso Blomkamp, Avatar (J. Cameron, 2009), Il Signore degli Anelli (Peter Jackson, 2002, 2003, 2004).