Benigni Cult

Oltre che di  navigatori, poeti e santi l’Italia è da sempre anche terra di campioni nelle più disparate discipline spotive e La Gazzetta, da quando esiste, ci riporta con precisione le  gesta di questi di questi eroi contemporanei, le loro imprese più gloriose e le più dolorose sconfitte.

L’iniziativa Benigni Cult (http://bit.ly/BenigniCult), quindi, sembra perfettamente in linea con questa tradizione  e con l’etica di questo giornale, nella misura in cui sempre di un campione si tratta, (Roberto Benigni) campione mondiale dello sberleffo caustico, dal gesto dinoccolato e anarchico.

La Gazzetta Dello Sport ci racconta alcune alcune delle sue partite migliori, dei suoi giri di pista più spettacolari in ben 28 dvd, che a partire dal 21 agosto escono in allegato alla Gazzetta al costo di 9.99€ (oltre al costo del giornale) e ritrova, oltre ai grandi successi di sala, anche materiali di valore documentario più cospicuo, di quelli poco o mai visti in tv, o comunque passati in orari da vampiri o da affetti da insonnia tossico-televisiva (come me).

Di quelli famosi non ne manca uno: La Vita E’ Bella, Jhonny Stecchino, Il Piccolo Diavolo, Non Ci Resta Che Piangere etc. etc., ma il valore vero della collana risiede nei vari pezzi rari che sono stati inseriti nel programma di Benigni Cult: materiali decisamente off, provenienti dai suoi esordi teatrali, roba tosta (questione di proporzioni, ovviamente), come le trasmissioni televesisive di Onda Libera che ai tempi, correva l’anno Domini 1976, suscitarono polemiche e censure, soprattutto per via delle corrosive performances di Cioni, il toscanaccio polemico e rustico impersonato da Benigni.

Piccoli feticci per cinefili, arricchiscono questa collana, come quel Berlinguer Ti voglio bene ( regia di Giuseppe Bertolucci, 1977), sempre con protagonista il Cioni, che dopo le difficoltà censorie iniziali ha finito per diventare un vero e proprio cult. O come Il Minestrone, in cui Sandro Citti, era l’81,  dirige non senza una intenzione politica di fondo, oltre a Benigni Franco Citti, Ninetto Davoli e Giorgio Gaber, rendendoli protagonisti di una parabola surreale e picaresca in cui la fa da padrone il tema della ricerca del cibo, tanto caro alla nostra letteratura e al nostro cinema dei tempi d’oro, quanto forzatamente rimosso dal sistema di pensiero caratteristico della opulenta società occidentale contemporanea e dal suo cinema.

L’opera nel suo complesso appare dunque ben bilanciata tra la volontà di conseguire un buon successo di cassetta,  garantito dalle opere miliardarie del Benigni regista di fama mondiale, e quella di documentare in maniera seria (ogni dvd è accompagnato da un booklet che fornisce approfondimenti su trama e regista, anche se limitate a poche notazioni biografiche e a una sinossi approfondita) la parabola artistica che ha portato dal Benigni-contestatore e politicizzato, al Benigni-istituzione, ricevuto ovunque, in patria e all’estero, come una star di prim’ordine.

Lo scopo dell’operazione, prima ancora che quello di celebrare i successi planetari del regista, è  di far emergere il valore innovativo e rivoluzionario del lavoro d’attore svolto da Benigni sulle tradizionali poetiche del cabaret e della comicità nazionali, « la caratterizzazione cult del personaggio», recita la cartella stampa divulgata dalla redazione, per definire lo status di un performer che ha saputo elaborare un linguaggio riconosciuto in tutto il mondo come suo personalissimo e inimitabile.

Jhonny Stecchino è uscito il 21 di agosto, Il Mostro il 28, dal 4 settembre vi aspetta in edicola il mitico Non Ci Resta Che Piangere, esito felice della collaborazione tra due personalità umane e artistiche tanto diverse, eppure tanto vicine, come quelle di Benigni e di Massimo Troisi… è un’occasione in più per conoscere meglio un bel pezzo della nostra storia culturale più recente!