Regia: Gore Verbinski
Anno: 2013
Tornano ad alzarsi polveroni di sabbia da film western sul cinema degli ultimi anni. Imponente è la riscoperta del genere nei recenti lavori di Gore Verbinski. Dopo il successo del film d’animazione Rango (2011) torna nel selvaggio West con la bizzarra coppia formata da un ranger e un indiano. Due figure storiche basilari della cultura americana. The Lone Ranger è basato sulla serie televisiva degli anni ’50 Il cavaliere solitario, nata a sua volta sulle onde radio di un emittente di Detroit, nel 1933.
Ma non si limita alla rinascita del Western. Né alla sola rinascita del Cavaliere Solitario, che viene raccontato sotto una nuova luce. Racconta l’epopea del Far West mascherandola con una favola moderna a metà tra incanto e realtà. E si impone di riscattare i nativi d’America.
I due protagonisti sono personaggi agli antipodi, che proprio per la illogicità della loro unione esprimono un senso emblematico e simbolico. Non c’è spazio per la diversità del colore della pelle quando si deve lottare per una stessa causa. È nella lotta all’ingiustizia, all’avidità e alla corruzione del vecchio West americano che si trovano costretti a fare squadra. L’idealista John Reid (Armie Hammer), che ha studiato legge in città, è di ritorno a Colby, in Texas. Viaggia a bordo di un treno, su cui si trovano due prigionieri. Lo spietato bandito Butch Cavendish (William Fichtner), atteso a Colby per l’impiccagione, e l’indiano Comanche Tonto (Johnny Depp).
La banda fuorilegge di Butch assalta il treno e il criminale viene rimesso in libertà.
Una squadra di sei texas ranger si mette sulle sue tracce, per ricondurre l’uomo di fronte alla legge.
La compagnia è guidata dal fratello di John, lo sceriffo Dan Reid (James Badge Dale). La caccia all’uomo avanza nello sconfinato deserto del West, dove i ranger finiscono vittime di un’imboscata tesa dai ricercati.
Nessuno sopravvive. Tutto sembra perduto fino a che un solenne e maestoso stallone bianco, che per i pellerossa è lo Spirito del cavallo bianco, decide di riportare in vita uno di loro. Nonostante la sua scelta ricada su colui che è meno propenso ad eroicità e coraggio, Tonto, su indicazione del cavallo, guarisce John. Il ranger rinasce come Spirito Errante, tornato dall’aldilà con una sorta di nuova invulnerabilità, e con un compito da giustiziere mascherato. Su consiglio di Tonto, indosserà una maschera, per diventare a tutti gli effetti Lone Ranger. È così che il pellerossa trasforma il cowboy nel supereroe mascherato del West.
Arriva un tempo in cui un brav’uomo deve indossare una maschera.
Da questo momento si aprono le danze a una serie di rocambolesche e comiche avventure.
The Lone Ranger racconta la nascita del cavaliere solitario attraverso gli occhi di chi ha partecipato alla sua storia, dal punto di vista di Tonto. Le vicende sono infatti cucite attorno ad una splendida cornice. Quella di un racconto che si tramanda di bocca in bocca, grazie a un cantastorie, che in questo caso è anche protagonista. Nel piccolo museo di un Luna Park l’attenzione di un ragazzino, vestito da cowboy mascherato, viene rapita dalla statua di un vecchio sciamano indiano, che misteriosamente è vivo. Si rivela essere Tonto. Ed inizia a narrare.
Sullo sfondo della sua storia si stagliano paesaggi mozzafiato, tutti da assaporare, tipici del Western. L’ambientazione, complessivamente, è uno degli elementi più positivi di Lone Ranger. Anche per merito dei campi lunghi che trascinano completamente nella visione.
Ma il tratto distintivo del film è senza dubbio quel tocco di eccentricità e di stramberia giocato sul rapporto tra il nomade e l’avvocato. Non poteva essere diversamente se lo strampalato Tonto viene interpretato da Capitan Johnny Depp, che dietro una maschera più pesante di quella indossata da Armie Hammer esibisce un’espressività sempre più eclatante. E non manca di spirito neppure il ranger un po’ goffo e spaesato.
Dalle grandi praterie del cielo una visione mi ha detto che un guerriero e spirito errante mi avrebbe aiutato in mia missione. Un uomo che è stato dall’altra parte e tornato. Avrei preferito qualcun altro, ma chi sono io per contraddire il Grande padre?
Va ricordato, però, che Lone Ranger nasce con uno scopo nobile e impegnativo. Che viene colpito in pieno. Redimere il ruolo di Tonto da semplice spalla e con lui riabilitare i nativi d’America dall’idea che fossero esclusivamente selvaggi. Tonto, valoroso guerriero con un umorismo fuori dal comune, diventa il paladino portato a denunciare i torti subiti dai nativi americani.
Il film sfreccia a ritmo di un treno, motore di una civiltà nuova e simbolo delle conquiste e del progresso del genere umano,è sempre presente all’orizzonte. Gli occhi sono puntati sulla nascita della ferrovia transcontinentale, che porta con se una corsa alla ricchezza e alla brama di potere.
Lone Ranger è una storia di ricca di ironia e avventura, ma anche diretta ad una presa di coscienza storica.
Come risultato dell’ultimo sodalizio tra il produttore Jerry Bruckheimer, il regista Gore Verbinski e il trasformistico Johnny Depp, Lone Ranger non delude le aspettative degli appassionati dei Pirati dei Caraibi. Ma non ci si deve nemmeno aspettare un film del tutto disimpegnato, perchè questa volta alla formula dell’avventura fantastica è stato aggiunto un preciso ed onesto obbligo morale.