Regia: Norberto López Amado e Carlos Carcas
Anno: 2010 / 2013
Opere e vita di Norman Foster, geniale architetto inglese che ha cambiato la percezione dello spazio urbano e la relazione tra un edificio e il suo contesto.
Quanto pesa il suo edificio, mr Foster? non è soltanto un film che guida alla scoperta di un artista seguendo fedelmente i dettami del genere documentario, ma è anche l’esplorazione visiva di una serie di opere, è un’opera che esplora un’altra opera.
Il documentario di Norberto López Amado e Carlos Carcas è infatti un esempio di perfetta simbiosi tra cinematografia e architettura: la settima arte si mette al servizio dell’opera architettonica per esplorarla, indagarla, minuziosamente analizzarla, farla parlare; l’edificio, viceversa, si lascia percorrere, scrutare, catturare dalla macchina da presa dei registi. E così questo dialogo inter-artes produce un film la cui struttura rispecchia il suo oggetto d’indagine, risultando così l’attuazione dei criteri stilistici di Foster nell’ambito cinematografico.
Questa struttura infatti è innanzitutto molto ordinata, in quanto costruita per lo più cronologicamente; è poi leggera ma allo stesso tempo solida: non annoia affatto e scorre veloce mentre le cifre stilistiche dell’artista e del suo studio vengono non solo sviscerate attraverso interviste a Foster stesso e i suoi a colleghi, ma soprattutto illustrate visivamente con un susseguirsi di immagini straordinarie, che mettono puntualmente in relazione le opere con i discorsi su di esse e con l’ambiente che le circonda, rendendo così evidente anche l’essere ecologico di questo film. Mi spingerei persino a dire che tale struttura è economica, poiché niente che non sia necessario è presente nel film, che anzi lascia lo spettatore con una grande curiosità di andare a rivedere le opere di Foster o, se fosse possibile, di andarci a passeggiare dentro (o sopra).
Ma il soggetto del film non è solo l’opera di Foster: è anche lui stesso. Definirlo semplicemente un architetto è riduttivo. E’ difatti attraverso le sue passioni e la sua passionalità, il suo carattere e la sua personalità che le sue opere sono quello che sono.
Regia e sceneggiatura riescono a mettere perfettamente in relazione gli spazi dei suoi edifici con il piacere che egli prova nel percorrere lunghe distanze in bicicletta: non è un rapporto spiegato ma illustrato dal film e compreso dallo spettatore senza bisogno di un’enunciazione diretta.
La macchina da presa esplora gli spazi, le luci e le ombre, i pieni e i vuoti di molti edifici, mentre se ne chiarisce la genesi, la storia, il senso ricercato, i compromessi tra la volontà di migliorare la qualità della vita e le varie esigenze storiche o produttive.
Questo film mi ha colpito. Guardatelo: ne sarete arricchiti.