Regia: Ben Affleck
Anno: 2012
Argo: il film fantascientifico che non venne mai girato, un film inesistente creato per coprire un piano rimasto segreto fino al 1997.
Con questi presupposti il promettente regista Ben Affleck (Gone Baby Gone, 2007 e The Town, 2010) dà luogo alla sua terza opera cinematografica: uno spy-movie internazionale, in cui tutto è dannatamente vero e mortalmente rischioso.
Sicuramente è poco noto che Ben Affleck, classe 1972, celebrità hollywoodiana e stimato regista, abbia conseguito una laurea presso l’Università del Vermont e sia un esperto di questioni medio-orientali. Conoscenze ampiamente sfoggiate in Argo, pellicola basata su eventi realmente accaduti che, per la maggior parte del tempo, riesce ad evitare i luoghi comuni tipici di Hollywood nei confronti del mondo arabo: il film promuove una visione piuttosto equilibrata dei rapporti politici e diplomatici.
È il 4 Novembre 1979, piena rivoluzione iraniana, quando un gruppo di studenti assalta ed occupa l’ambasciata statunitense a Teheran, prendendo in ostaggio 52 persone del corpo diplomatico. Sei funzionari riescono a fuggire da una porta secondaria e a mettersi in salvo trovando asilo presso la residenza dell’ambasciatore canadese, il quale concede ospitalità e supporto al gruppo di clandestini, ovviamente, all’insaputa dei ribelli.
È solamente questione di tempo prima che i fuggitivi vengano scoperti, catturati e, con grande probabilità, uccisi. A questo punto il governo statunitense cerca di escogitare un modo per farli uscire di nascosto dal Paese e portarli in salvo. Tony Mendez (Ben Affleck), giovane agente della CIA ed esperto in missioni di infiltrazione ed esfiltrazione, viene incaricato dell’operazione di recupero.
Folle ed improbabile, audace ed inverosimile, ma allo stesso tempo furba e l’unica a non essere del tutto irrealizzabile, l’idea di Mendez è quella di recarsi personalmente sul posto in qualità di produttore di un finto film sci-fi canadese (intitolato appunto Argo), con l’intenzione di effettuare un sopralluogo nella location prescelta per le riprese. I sei diplomatici dovranno poi ripartire insieme a lui, fingendosi membri della troupe.
Una strategia realizzabile solamente con l’aiuto di Hollywood ed in particolare di due veterani degli Studios: il truccatore John Chambers (magistralmente interpretato da John Goodman – The Flintstones, Brian Levant, 1994, e The Artist, Michel Hazanavicius, 2011) ed il produttore Lester Siegel (ruolo intrapreso da Alan Arkin – Little Miss Sunshine, Jonathan Dayton e Valerie Faris, 2006, e Io e Marley, “Marley & Me”, David Frankel, 2008).
La finzione deve però essere ben orchestrata e, proprio per questo motivo, si costruisce intorno ad un prodotto inesistente, tutta la risonanza mediatica internazionale che ruoterebbe intorno ad un vero e proprio colossal cinematografico.
Per dare alla luce il suo terzo lungometraggio, Affleck si ispira a fatti realmente accaduti ma poco conosciuti, e li trasforma in un travolgente thriller di Hollywood, andando a mescolare politica, satira e spionaggio.
Argo fornisce quel tanto che basta a stringere e pressare i margini che delimitano l’incredulità del pubblico, combinando aspetti drammatici con elementi sottilmente comici, cercando di avvolgere la commedia intorno ad un insieme di situazioni fortemente emotive.
Qualsiasi film che tratta di moderne realtà politiche – il rapporto tra Stati Uniti ed Iran è probabilmente oggi ancora più turbato rispetto a quanto lo fosse allora – necessita di una gestione consapevole e di un certo tatto, che spesso manca alle pellicole hollywoodiane.
Nonostante tutto, Affleck sembra attraversare indenne tali difficoltà, come se non percepisse il peso della delicata questione che sta affrontando. Argo infatti riconosce e rende onore all’abilità del regista e dello sceneggiatore Chris Terrio (Heights, Chris Terrio, 2005), i quali riescono a superare con maestria le problematiche legate, oggi come allora, a fragili rapporti internazionali.
Se appare nota la colpevolezza dell’attore Ben Affleck nel corso di alcune sue prestazioni cinematografiche che, eufemisticamente, faticano ad essere considerate come eccellenti, la sua terza performance dietro la cinepresa spinge a catalogare il protagonista di Armageddon – Giudizio finale (Michael Bay, 2001) come uno tra i più talentuosi attori-registi nella scena hollywoodiana, forse addirittura il più promettente dopo Clint Eastwood (Million Dollar Baby, 2004, e Gran Torino, 2009).
Immerso nelle atmosfere nostalgiche appartenenti alla fine degli anni Settanta, corredato da elementi vintage e tanto di barba, Affleck dà luogo ad un film nel film dal forte impatto emotivo, in nessuna occasione esagerato, che, pur non abbandonando mai la realtà dei fatti, riesce sempre a mantenere alta la tensione e la suspense. Brillante.
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