Regia: Richard Curtis
Anno: 2009
I Love Radio Rock è un viaggio. Un viaggio che inizia con le manopole di una radio, le frequenze che scivolano l’una contro l’altra come corpi danzanti, le voci sussurrate da un mondo altro. Un mondo oltre, un mondo nuovo.
Gli anni Sessanta, per quanto il XXI secolo rincorra strenuamente un labile istinto odeporico, sono il terreno ideale dei viaggi: da quelli consumati tra i profeti dell’amore sul prato di Woodstock ai retaggi beat di Easy Rider (Dennis Hopper, 1969); dalle tragiche trasferte in Vietnam per una guerra puramente autoreferenziale e autolesionista al viaggio social-culturale nella Swinging London di Blow-Up (Michelangelo Antonioni, 1966) e Alfie (Lewis Gilbert, 1966).
Il giovane Carl viene sospeso da scuola perché scoperto a fumare e viene mandato dalla madre sulla nave del patrigno Quentin, presso il quale sconterà un periodo di punizione. La nave in questione, però, altro non è che RADIO ROCK, stazione clandestina che trasmette rock’n roll 24 ore al giorno senza il consenso del governo britannico. Proprio lontani i tempi di oggi dove è possibile ascoltare radio rock online semplicemente collegandosi a certi siti web. Lì Carl incontrerà i più istrionici e adorati dj del panorama musicale inglese, tra i quali il Conte, Dr. Dave, Midnight Mark, Simon e Angus pronti ad accompagnare il ragazzo alla scoperta della vita adulta, sesso, musica e trasgressione, come ci si aspetterebbe da qualunque rock star anni ’60. Ma perché scegliere una tale paradiso di lascivia per la rieducazione di un adolescente turbolento? E come aggirare l’ostacolo governativo per una completa emancipazione delle radio libere?
Così il microcosmo di una nave (topos del viaggio per eccellenza) si confronta col macrocosmo intorpidito di un’Inghilterra severa e disciplinata. E lo fa col proselitismo trasgressivo dei dj a bordo, con l’abbandono edonistico a un’esistenza guidata dalle note. Lo fa anche con il progressivo intrecciarsi delle relazioni dei protagonisti, ciascuno preso dal proprio percorso, dalla propria meta: il giovane Carl (Tom Sturridge) nel viaggio della sua maturazione, il Conte (Philip Seymour Hoffman) in quello dell’affermazione personale, Gavin (Ryhs Ifans) compiaciuto dal frenetico fluire della vita ma comunque alla ricerca di un senso (a tal proposito, si veda una delle scene tagliate).
Richard Curtis (Quattro Matrimoni e un Funerale, 1994; Love Actually, 2003) capta sagacemente l’irrefrenabile istinto di cambiamento e sovversione di quegli anni e lo trasferisce in una pellicola piaciona, spesso sottomessa al predominio della colonna sonora e dall’incredibile gusto retrò.
Un retrò poco nostalgico che, tuttavia, riesce a tinteggiare emozionalmente le vicende dei personaggi con gli stessi cromatismi cool di un filtro Instagram. Perché sì, I love Radio Rock è prima di tutto un film istantanea, un film pretesto che rispettivamente incornicia, abbellendola, un’epoca di fulgori e rigori e, allo stesso tempo, la caratterizza primariamente attraverso la musica, nei confronti della quale una trama debole e scontata si sviluppa e organizza.
A contribuire al rinfoltimento di un nucleo sinottico privo di spessore è, oltre alla colonna sonora, una schiera peculiare di personaggi che, in virtù della marcata caratterizzazione fisica e caratteriale, trasforma il film in moderna Commedia dell’Arte con eroi, antieroi, macchiette, giullari, tutti al servizio del sovrano (e capitano della nave) Quentin (Bill Nighy) e devoti alla sola e unica causa possibile: il rock ‘n roll.
L’originalità e le differenze sono tali da imbrigliare lo spettatore in una perenne e sofferta scelta su chi sia il preferito, se il docile Simon (Chris O’Dowd) tradito dalla procace neosposa o l’irriverente Gavin (Ryhs Ifan), ideale erotico di metà Inghilterra (la metà femminile, ovviamente); se lo stralunato Kevin il Tardo (Tom Brooke) o il pingue sex-appeal del Dr. Dave (Nick Frost).
Il risultato è una perfetta amalgama di caratteri, equilibrata nelle interazioni e da intendersi come ensemble collaborativo e mai conflittuale. Conflitto di predominanza che non emerge nemmeno laddove la bravura di un attore americano come Philip Seymour Hoffman (Magnolia, Paul Thomas Anderson 1999; Truman Capote, Bennet Miller 2005) si trova a competere con un cast quasi interamente britannico e quasi interamente feticcio di Curtis: Bill Nighy (Love Actually, Richard Curtis 2003), Ryhs Ifans (Notting Hill, Richard Curtis 1999), Nick Frost (Attack the Block, Joe Cornish 2011).
Piccole ma interessanti partecipazioni sono quelle dello splendido Kenneth Branagh (Othello, Oliver Parker 1995; Marylin, Simon Curtis 2011) nel ruolo del ministro inglese Alistair Dormandy, alle prese con un’efferata guerra contro le radio pirata a colpi di decreti governativi, e dell’ex moglie Emma Thompson (L’ospite d’Inverno, Alan Rickman 1997; An Education, Lone Sherfig 2009) qui madre del giovane Carl.
Lontano dal retrogusto nostalgico di American Graffiti (George Lucas, 1973) o di quello autobiografico in Almost Famous (“Quasi Famosi”, Cameron Crowe 2000), I Love Radio Rock si staglia nel panorama dei film musicali soprattutto per l’operosa ricerca e selezione di brani che hanno segnato un’epoca e per la democrazia con cui vengono inseriti in una narrazione creata al solo scopo di esaltarli.
Non amate il rock’n roll? Dopo questo film cambierete idea.