Regia: Simone Godano
Anno: 2021
Parlare di diversità e disagi mentali è sempre un’impresa rischiosa, non solo per la delicatezza del tema trattato ma anche perché è estremamente facile cadere involontariamente nel banale, nella caricatura o nell’offesa. L’abilità del regista Simone Godano e della sceneggiatrice Giulia Louise Steigerwalt, già collaudati nei film “Moglie e marito” (2017) e “Croce e delizia” (2019) ha arginato queste difficoltà regalando allo spettatore una commedia toccante ed esilarante allo stesso tempo.
Merito senza dubbio, non solo della elegante ed irriverente sceneggiatura, ma anche delle interpretazioni magistrali dei due protagonisti Stefano Accorsi e Miriam Leone e di tutto il cast composto da Mario Pirrello, Andrea Di Casa, Orietta Notari, Giulia Patrignani, Marco Messeri. Si perché se non sapessimo di guardare un film saremmo sicuri di avere a che fare con persone che presentano realmente certe patologie.
Stefano Accorsi in maniera assolutamente credibile e senza mai scadere nella macchietta interpreta Diego, un cuoco balbuziente con forti tic nervosi ed una enorme difficoltà a gestire la rabbia, causa anche la separazione dalla moglie e la mancanza di sua figlia che riesce a vedere solo durante brevi incontri in presenza degli assistenti sociali.
Miriam Leone, che per l’occasione ha dovuto indossare lenti a contatto nere pur rimanendo sempre bellissima, è Clara ragazza mitomane, un po’ esaurita e quasi incapace a dire la verità, che finge con tutti di essere una brillante attrice e ha un debole per Marilyn Monroe ritenendo che abbia appunto gli occhi neri come i suoi.
I due fanno parte di un centro diurno di riabilitazione per persone disturbate gestito dallo psichiatra Paris (Thomas Trabacchi) il quale ritiene importante che i suoi pazienti abbiano a che fare con il mondo esterno lasciando che entri nella loro realtà. Per incoraggiarli li coinvolge in un laboratorio di cucina, nel quale dovranno preparare da mangiare e servire gli anziani del quartiere.
La mitomania di Clara non potrà fare a meno di emergere facendo credere tramite recensioni su internet che il loro sia un vero e proprio ristorante in cui si vivono esperienze uniche. In poco tempo il fantomatico “Monroe” ottiene un grande seguito e fioccano prenotazioni addirittura per i mesi a venire.
Inizialmente spaventato da questa impresa folle, Diego si lascia coinvolgere nella speranza di fare bella figura con la figlia e con la ex moglie. Il “gruppetto di matti” come viene definito dallo stesso Accorsi in una scena del film, imparerà attraverso una sorta di terapia d’urto ad aprirsi al mondo esterno, riuscendo ad accettare le proprie difficoltà e collaborando per un fine comune.
Non manca poi l’omaggio alla diva degli anni ’50 Marilyn Monroe. Diego e Clara infatti si cimentano in una sgangherata interpretazione del celebre brano “I wanna be loved by you” del 1958 e proprio in questa occasione capiranno che forse qualcosa sta nascendo anche tra di loro.
Saranno in grado di conciliare le loro patologie e riuscire ad essere l’una la calma dell’altro?
La riuscita del film è senz’altro quella di far ridere delle patologie messe in evidenza, per citarne una la sindrome di Tourette, senza prendersi gioco di quest’ultime ma anzi riuscendo a creare empatia con lo spettatore rendendolo partecipe non solo con il sorriso ma anche con il cuore.
Il film, che ha come colonna sonora il brano di Francesca Michielin “Nei tuoi occhi”, è stato prodotto da Matteo Rovere ed è ora disponibile su Netflix, Sky e NowTv.