Il fuoco della vendetta

IL FUOCO DELLA VENDETTA

 Regia: Scott Cooper

Anno: 2013

   Dal titolo italiano potrebbe sembrare l’ennesimo film d’azione tutto sparatorie, sangue e inseguimenti, invece Out of the furnace, questo il titolo originale, non ha niente a che vedere con l’action movie. Intanto perchè porta la firma di un interessante regista dallo spirito indipendente, Scott Cooper, che qualche anno fa aveva cucito addosso a Jeff Bridges un ruolo da Oscar in Crazy heart (2009), la storia di un cantante country in cerca di redenzione dopo una vita di eccessi e alcool.

   Anche in questo caso ci troviamo nella profonda provincia americana, a Braddock, Pennsylvania, un paese che offre ben poche opportunità ai suoi abitanti. C’è solo una grande acciaieria, che garantisce a molti un lavoro, ma anche una vita già segnata nel momento in cui ci si mette piede. Russell Baze (Christian Bale) lavora proprio alla fornace, ha un padre in fin di vita che assiste di sera, una fidanzata ed un fratello minore, Rodney (Casey Affleck), reduce dalla guerra in Iraq.

   Traumatizzato e tormentato, Rodney non vuole passare il resto della sua vita in una fabbrica e cerca una via di fuga dalla fornace negli incontri di boxe clandestini dove sfoga la sua rabbia e anziché cadere al tappeto, come impongono le scommesse dei boss malavitosi locali, vince sempre. Nel frattempo Russell finisce in carcere, perde la fidanzata e il padre muore e quando esce dalla prigione cerca invano di fermare il fratello dalla sua rabbia autodistruttiva. Sarà troppo tardi, perché scompare sui monti Appalachi senza fare più ritorno. Russell decide allora di indagare da solo e capire cos’è successo al fratello, cercando giustizia a tutti i costi.

   Il film ha una struggente malinconia di fondo nel raccontare le vite perse dei suoi personaggi, calati in un ambiente che davvero non offre niente e che può rendere frustrata la vita di chiunque. Lo scenario ricorda a tratti Il cacciatore (The deer hunter, 1978) di Michael Cimino per la sua desolazione industriale e rende un evidente omaggio a quella pellicola quando, a caccia nei boschi, Russell punta col fucile un cervo, ma non riesce a sparargli.

   La natura e la sua semplice bellezza vincono sulla violenza dell’uomo, ma non sono abbastanza per fermare una catena di meschinità e vendette che coinvolgeranno anche chi è più buono e mite, come Russell, che suo malgrado viene fagocitato in una spirale di spietata vendetta. Uscire dalla fornace, dunque, significherà anche uscire dall’inferno e da un mondo invischiato nella rabbia.

   Il film segue una partitura da tragedia classica ed è supportato da un cast stellare, che comprende, oltre a Bale (American psycho, Batman begins, The fighter) e Affleck (L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford), anche Sam Shepard (Frances, Non bussare alla mia porta), Woody Harrelson (Larry Flint, Oltre le regole), Willem Dafoe (SpidermanAutofocus) e Forrest Whitaker (The butler). Christian Bale si conferma un attore di spessore, anche qui perfettamente calato nella parte con una recitazione meticolosa e sommessa e con i segni della fatica sul viso.

 Eppure qualcosa non funziona nel film, che pare mescolare tanti generi, dal carcerario al drammatico, dal poliziesco al thriller, senza trovare una strada propria. Anche il personaggio interpretato da Bale avrebbe potuto avere sfumature più complesse e disperate nel rapporto col fratello, nel suo essere una figura che si sacrifica per gli altri, mentre finisce un po’ appiattito soprattutto nello scontatissimo e un po’ grossolano finale.

 Come a volte capita, dopo un esordio brillante le aspettative sono tante e dall’autore di Crazy Heart, non certo un capolavoro ma di sicuro un film sincero e attento nel definire le psicologie dei suoi personaggi, forse ci si aspettava un po’ di più. Cooper è già al lavoro al suo terzo film, Black mass, previsto per il 2015, che vanta un altro cast di grandi attori, da Johnny Depp a Kevin Bacon da Peter Sarsgaard fino al lanciatissimo Benedict Cumberbatch. Restiamo dunque in attesa del risultato dell’opera terza.