Sono ben 137 le pellicole che sfileranno sugli schermi torinesi durante i sette giorni (30 aprile-6 maggio) di questa ventinovesima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival, una molteplicità di sguardi e voci (40 le nazioni rappresentate) che, secondo il patron di casa Giovanni Minerba, saparanno «raggiungere e coinvolgere un pubblico sempre più diversificato: dai cinefili ai curiosi, toccando tutte le fasce di età.»
Tre categorie in concorso: lungometraggi, cortometraggi e documentari, cui si affiancano importanti occasioni di approfondimento, divise in cinque focus centrati su questioni nevralgiche e attuali: l’omogenitorialità e i rapporti tra genitori e figli saranno scandagliati in Famiglia 2.0, mentre si parlerà dell’aberrante situazione imposta dalle leggi volute da Putin in Dalla Russia con Amore, che peraltro si gioverà della testimonianza diretta della madrina della serata del 1° maggio,Vladimir Luxuria reduce dalla disavventura russa nota alle cronache. Pensare Positivo ci offrirà invece uno sguardo diverso su un tema tragicamente mai inattuale come l’Hiv, infine si parlerà di omofobia e violenza in Bullismo al Centro del bersaglio, mentre con Chilometro Zero si getterà un’occhio entro gli italici confini grazie a una interessante carrellata sulla parte più viva del cinema GLBT made in Italy, occasione che, tra l’altro, fornirà lo spunto per la presentazione del corto Gli Uraniani (The Uranians) di Gianni Gatti.
Cinque sono anche gli appuntamenti dedicati allo zoccolo duro dei cinefili che vedranno soddisfatti i propri raffinati palati in altrettante sezioni (open eyes) a carattere strettamente cinematografico.
Forever Young si propone di esplorare le migliori forze emergenti nel cinema di genere, mentre Lez Drama! sarà concentrato sull’universo del femminile, Leesong Hee-il, notti e nevi a Seul è una retrospettiva interamente dedicata al regista Sud-Coreano, mentre L’altra Animazione ci offrirà una carrellata importante sul cinema d’animazione a tematica GLBT, Festival Rewind: ritorno al futuro”, invece, ci proporrà cinque opere giudicate particolarmente meritorie tra quelle non scelte nelle edizioni precedenti del festival.
Ambra Angiolini sarà madrina della serata inaugurale di questa kermesse che punta sull’alterità già a partire dal motto L’altro Festival , slogan che, come sottolinea bene Minerba, raccoglie l’essenza intima di un festival che intende programmaticamente:«essere altro nello scuotere il confronto, nel coinvolgere gli spettatori e appassionarli a una visione sempre più globale, diversa, priva di pregiudizi e filtri.»
Sette anteprime mondiali, sei europee e settantadue nazionali, cui si affiancano una sezione specificamente dedicata alla letteratura (A Qualcuno Piace libro) e una intitolata Cinemascape Celebration, volta al recupero memoriale di grandi artisti passati a miglior vita, che quest’anno celebra Derek Jarman per la regia, Philip Seymour Hoffman per la recitazione e Lou Reed per la musica ma non solo.
Nel vasto parterre di aspettative e curiosità che il programma suscita gli aficionados potranno ritrovare nomi che hanno fatto storia a questo festival, come quello della tedesca Monika Treut, premiata nel 1991 per My Father Is Coming, che quest’anno presenta in anteprima mondiale Von mädchen und pferden (Of Girls and Horses), e quello di Julián Hernández , già premiato dalla giuria sabauda nel 2006 per El Cielo Dividido (Broken Sky) e nel 2003 per Mil nubes de paz cercan el cielo, amor, jamás acabarás de ser amor (A Thousand Clouds of Peace), che si presenta con Yo soy la felicidad de este mundo (I Am Happiness on Earth), sempre in anteprima mondiale.
Numerosi anche gli ospiti musicali che si esibiranno durante le serate grazie alla collaborazione con la direzione artistica del Resetfestival che propone una degustazione dai diversi sapori dell’emrgente post-cantautorato italico e che, tra i molti, offrirà assaggi della musica di Levante, che riempirà di note la serata di chiusura, e di Bianco, realtà che, indubbiamente, stanno crescendo molto rapidamente su scala nazionale.
Insomma un caleidoscopio di visioni, sensibilità e approcci diversi, un festival che, cito nuovamente le parole di Giovanni Minerba, vuole portare sullo schermo quegli sguardi « che attraversano il mondo da Nord a Sud e da Est a Ovest, senza barriere ma preoccupati per i conflitti, l’odio e la violenza che ci riguardano e ai quali rispondiamo ancora una volta con la “linea della bellezza” del cinema.» Un festival che, in cuor mio, ancora mi permette di sperare.
…ci vediamo a Torino.